"LA RIVOLUZIONE DELLA LUNA"
di ANDREA CAMILLERI
SELLERIO EDITORE
(recensione a cura di Costantino Rabiolo)
Come
sempre accade con Camilleri, che ha fatto sua uno dei principi del suo famoso
compaesano Pirandello, ciò che sembra, molto spesso, non è. In quest’opera lo
si nota già dal titolo, in quanto la rivoluzione della luna letteralmente altro
non è che il movimento che il satellite lunare compie attorno alla terra in un
tempo medio di 28 giorni. Ma in questo romanzo, la Rivoluzione della Luna è
intesa anche come vera e proprio rivoluzione sociale ed etica, di ruoli e
prassi, di cattive tendenze e oppressive tradizioni, di falsi moralismi e
blasfemi peccati, portati avanti con fredda lucidità e grande passione da colei
che è la Luna per antonomasia: la Donna.
Camilleri con quest’opera torna al romanzo storico, prendendo spunto dalla
storia di Eleonora Di Mora, moglie del vicerè Angel De Guzman, citata dal libro
“Dizionario delle figure, delle istituzioni e dei costumi della Sicilia” di
Francesco Castiglione. Come in altri romanzi storici, per l’appunto, l’autore
rimarca quei caratteri tipici della sicilianità e dell’uomo in rapporto al
potere, i suoi difetti e i suoi pregi, la sua bramosia e la sua tenacia,
l’asservimento e la complicità, la correttezza e la moralità. Ma in quest’opera
si supera in un ricercato ed estremo omaggio alla donna, descrivendo le doti di
quest’essere puro, bello, intelligente che non riesce a sporcarsi dal solito
marciume che ricopre chi gestisce il potere, che non scende a compromessi, che
parla una lingua diversa ma riesce sempre a farsi capire.
L’autore agrigentino ci racconta, con la solita commistione di italo siciliano
che caratterizza le sue opere, di questo Vicerè che a causa di una malattia che
lo aveva reso inabile al suo oneroso compito di governatore dell’isola, e
divenuto quindi vittima facilmente influenzabile e manovrabile da coloro che
dovrebbero consigliare e rappresentare l’interesse del popolo, e che invece
tradiscono tutto e tutti per interessi personali e avidità, muore lasciando
scandalosamente come sua erede la moglie, cioè una donna.
Una donna in una Sicilia del 17° secolo non aveva diritti neanche sulla sua
stessa persona ed invece qui la si ritrova addirittura alla massima carica del
governo, in piena lotta al malaffare, al vizio, alla prepotenza, alle calunnie,
all’ingiustizia, alla fame, alla povertà. Questa donna che affronta una lotta
tremenda e sanguinosa portata avanti da un clero che di carità cristiana aveva
solo gli abiti, e a volte neanche quelli, con la sagacia e la fiducia negli
uomini di vera buona volontà.
Da buon siciliano, più fatalista che realista, si intuisce che “non è cosa che
potrà durare”. Ma nel breve tempo di una rivoluzione lunare, la nostra eroina
rivoluziona l’esistenza di un popolo che l’aveva accolta tra i soliti luoghi
comuni tipicamente sessisti e propri di una cultura incline ad aver paura del
cambiamento, che si ritrova capace di cambiare e di credere, nella giustizia e
nel futuro, e a provare fiducia verso chi lo governa.
Anche questa volta, i paragoni tra l’attualità e il romanzo, sono immediati,
come in un po’ tutti i romanzi di Camilleri, lasciandoti quella voglia
struggente di veder sbarcare domani una nuova Luna sulle nostre belle e
travagliate coste, per tornare a rivoluzionarci l’esistenza.
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