mercoledì 18 febbraio 2015

"L'undicesima" di Raimondo Raimondi (Libri recensiti 2015/2)

"L'UNDICESIMA"
DI RAIMONDO RAIMONDI
EDIZIONI IL FOGLIO

(recensione a cura di Lucia Guglielmini)
“L’undicesima”, così quante sono le storie che Raimondo Raimondi incastona in questa breve raccolta di racconti dalla venatura noir, è anche il titolo dell’ultima vicenda che l’autore sceglie di illustrare, sullo sfondo che è quasi sempre quello di una Sicilia a tratti dal sapore antico, perduto, in uno snodo di vicende dall’improvviso epilogo amaro, per cui lo smarrimento suscitato impone una riflessione quantomeno necessaria tra un finale e un nuovo inizio di storia che ogni volta è anticipato da citazioni letterarie di noti autori.
È quello che succede quando in “Pietre rosse” il contadino viene pian piano emarginato dalla sua comunità di origine per il suo modo “altro” di osservare la realtà e nella solitudine dei suoi passi, si scontra con la cattiveria gratuita di certi umani che lo privano della vita. O il racconto di un odio inspiegabile all’origine della lotta interrazziale, nei dettagli dell’esplosione del pacco bomba in una sinagoga colma di gente, in “Sabato di penitenza”. In altri racconti è poi il titolo ad anticipare l’ansia del finale come ne “L’allievo di Satana” o in “Killer night”. In tutti l’autore dispensa un’architettura di elementi da cui ricavare un quadro chiaro della psicologia dei protagonisti, in un linguaggio sempre nitido e forbito che si limita a descrivere individui borderline dall’impellente bisogno di manifestare il male dentro di essi annidato, e come quest’ultimo trovi espressione in una moltitudine di casi, come a causa della sofferenza dovuta ad una menomazione, nel caso de “La bambola olandese”; o ancora più di frequente per noia, come spesso riportano i fatti più recenti di cronaca e “Zapping” ne è un esempio. Raimondi non manca poi di cimentarsi anche in storie più simili agli esordi di un romanzo, mai dimentico di quello stile asciutto che lo descrive già nei racconti più brevi. Così avviene che in “Amhid l’etiope” e in “Palak il nano”, quelle pagine così immediate e ricche di dettagli psicologici e paesaggistici, quasi non bastino a riscattare la curiosità del lettore che inevitabilmente si affeziona ai protagonisti da rimanere quasi deluso per quei finali aperti. Per approdare infine a “L’undicesima”, il breve racconto ancora una volta di vite al margine, questa volta della strada, vittime di un metodico piano femminicida attuato da un anonimo impiegato, la cui brutalità descritta senza fronzoli, non lascia spazio ad alcuna forma di pietismo.
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martedì 27 gennaio 2015

"Una coupè anni '70" di Fernando Felli (Libri recensiti 2015/1)

UNA COUPE' ANNI '70
DI FERNANDO FELLI
EDIZIONI LEUCOTEA

(recensione a cura di Rosaria Andrisani)

Fernando Felli, scrittore, giornalista e sceneggiatore, appassionato di cinema e teatro, autore di articoli per una rivista che si occupa di motociclismo, ha scritto un vero e proprio diario di viaggio che racconta una storia d’amore. Un coupé anni ’70 (Edizioni Leucotea) ci guida in un percorso, quello dei protagonisti, pieno di emozioni, luoghi affascinanti, descritti in maniera dettagliata in ogni loro sfumatura più nascosta. E i colori, i paesaggi e i particolari che restano impressi nella mente accompagnano il percorso sentimentale dei due protagonisti, che si sono amati per lungo tempo, in seguito separati e che, dopo sei anni, si rivedono, tentando di ripercorrere la strada del loro amore.
Gabriele e Veronica, visitano diverse città, tra cui Bologna, Ravenna, Roma, ritrovando la passione per la fotografia, sorseggiando un aperitivo in un bar caratteristico, guardandosi negli occhi e scherzando come se tutti quegli anni, che li avevano divisi, non fossero mai trascorsi. A bordo del coupé di Gabriele, un MG B GT degli anni ’70, i due viaggiatori percorrono il tracciato storico delle Mille Miglia; le colline, i fiumi e il mare fanno da sfondo a un viaggio di sentimenti, di legami d’affetto.
Un coupé anni ’70 é un libro dalla scorrevole lettura, dallo stile semplice; una scrittura immediata invita il lettore a viaggiare con la mente in tutti i luoghi citati, accompagnando i personaggi nel loro cammino d’intesa, per ritrovare quel filo che li univa e che, forse, non si è mai spezzato.
“Sul lungomare passeggiavano molte persone, alcune delle quali indossavano il costume da bagno. Ci togliemmo le scarpe dirigendoci verso il bagnasciuga. Era bello sentire la sabbia sotto i piedi, avevo la sensazione che qualcuno me li stesse massaggiando. Trovammo un angolino vicino una vecchia barca corrosa dalla salsedine. Il mare invitava pigramente e con regolarità delle piccole onde verso la spiaggia, come se di lì a poco volesse riposare. Sopra di noi notammo uno stormo di gabbiani che volteggiava elegantemente nell’aria. Rimanemmo in silenzio, ad ascoltare quel rumore regolare delle onde che scomparivano come per magia sulla spiaggia. Veronica poggiò la testa sulla mia spalla ed io la strinsi a me.”

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giovedì 17 luglio 2014

"La burattinaia" di Chiara Bezzo (Libri recensiti 2014/11)

"LA BURATTINAIA"
DI CHIARA BEZZO

EDIZIONI CREATIVA
(recensione a cura di Rosaria Andrisani)

Il secondo romanzo di Chiara Bezzo, La Burattinaia (Edizioni Creativa, 2014), racconta la storia di due donne, Iris e Vera, che si svolge tra il Piemonte nell’epoca del boom economico e gli affascinanti paesaggi della lontana Normandia. Le due protagoniste, legate da un destino inscindibile, un legame speciale, sono molto diverse tra loro, con lati della personalità dissonanti; saranno involontarie attrici di una vita diretta dalla mente della burattinaia che, interprete della loro esistenza, muove le loro sorti e stabilisce il cammino da compiere.
Iris, in apparenza fragile, ma con un carattere forte e coraggioso, vive un’esistenza problematica e, ripudiata dalla nascita, è rinchiusa in un manicomio, a Collegno; Vera, cresciuta a Mont Saint-Michel, molto amata dalla sua famiglia, è felice, ma inconsciamente turbata da paure che sconvolgono il suo animo più nascosto. Nonostante i luoghi di origine e venti anni di distanza tra loro, grazie alla forza dei sentimenti, veri e profondi, le due donne romperanno i fili della burattinaia e con la forza dell’amore decideranno il percorso da seguire, legato alla sfera affettiva personale. La narrazione, appassionante, a tratti inattesa, caratterizzata da colpi di scena e toccante, coinvolge il lettore dal primo all’ultimo capitolo.
L’autrice, con una scrittura scorrevole, ci presenta un romanzo creato con una fantasia che incuriosisce e, al tempo stesso, ci conduce verso la scoperta di una vicenda che, dietro il velo dell’apparenza, rivela le emozioni, nella loro genuina verità.
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giovedì 29 maggio 2014

Premio Letterario "I libri di Morfeo": i finalisti (Notizie 2014/3)

PREMIO LETTERARIO "I LIBRI DI MORFEO":
I FINALISTI
Cari amici,
il premio letterario "I Libri di Morfeo" dedicato alle opere edite di poesia e narrativa entra nella fase finale.

Nei prossimi giorni tutti gli autori ed editori partecipanti saranno contattati personalmente per comunicare loro i prossimi passi del Premio.
Nel frattempo, ecco a voi i libri finalisti (e, dunque, sicuramente, premiati):


SEZIONE NARRATIVA
"Il mercante di Zucchero" di Adriana Assini - Scrittura & Scritture
"Come un brivido nel mare" di Francesco Grasso - Nemo Editrice
"Babelfish" di Gino Pitaro - Edizioni Ensemble
"La vita è molto più" di Marco Righetti - Leone Editore

SEZIONE POESIA
"Il bianco delle vele" di Franco Casadei - Raffaelli Editore
"Il bacio di Marzo" di Vanessa Falconi - Rupe Mutevole
"La notte coi girasoli" di Francesco Luca Santo - Irda Edizioni

giovedì 1 maggio 2014

giovedì 27 marzo 2014

"Sento la neve cadere" di Domenico Infante (Libri recensiti 2014/10)

"SENTO LA NEVE CADERE"
di DOMENICO INFANTE
SCRITTURA & SCRITTURE
(recensione a cura di Lucia Guglielmini)


“Sento la neve cadere” fece Zu’ Lillo seduto sull’uscio della sua casa, sentendo che quelli erano i suoi ultimi istanti di vita. La sua morte sugellava il carico di storie dalle sfumature leggendarie, custodite tra le Madonie a ridosso del piccolo borgo di Petralia Sottana; storie che traevano origine dal racconto di come egli stesso anni addietro avesse speso tutto il suo giovane entusiasmo per unirsi alla causa dei Mille di Garibaldi, le cui speranze, disilluse circa la riassegnazione terriera dopo la caduta del regime borbonico, lo portarono alla conseguente decisione di rifugiarsi tra le montagne fuori dal centro abitato, ma soprattutto lontano dalla terra che gli aveva dato i natali.
È quanto Zu’ Lillo raccontava a Salvatore Salvati, vero protagonista di questo romanzo, quando questi andava su tra le montagne a trovarlo. Salvatore non aveva altri beni fuorché le terre da coltivare e la sua famiglia; la sua era un’esistenza fatta di semplice quotidianità. Dalla moglie aveva avuto un unico figlio, Esilio, il cui nome sbagliato all’anagrafe, destò inizialmente la preoccupazione di un destino insito al nome.
In un contesto prettamente bucolico, negli anni in cui in Europa si preparava lo scempio dell’olocausto, le vicende di questa e altre famiglie si intrecciavano in una dimensione altra, quasi staccata, preservata dall’orrore delle leggi sulla razza. Ma era solo questione di tempo. Difatti, mentre Esilio e gli inseparabili amici Gaspare e Peppina si affacciavano alla vita adulta, d’improvviso la spensieratezza di quei giorni ebbe a tramutarsi in insospettabile dramma, segno che il male dei tempi si era insinuato sin nelle pieghe più remote del sistema. Una verità malcelata, l’affetto fraterno soffocato dall’ignorante prepotenza di un’uniforme e la vita di un’intera comunità sconvolta da un’indicibile violenza. Solo il tempo avrebbe alla fine alleviato il dolore di una ferita sempre viva.
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