"COME UN BRIVIDO NEL MARE"
DI FRANCESCO GRASSO
NEMO EDITRICE
(recensione a cura di Costantino Rabiolo)
Durante il 1908 avvennero due “eventi” a distanza di migliaia di
chilometri che in questo libro, l’autore di origini sicule Francesco Grasso,
lega in un romanzo storico/fantastico grazie alla lettura di un diario
epistolare, rivolto al fratello disperso durante il conflitto russo-giapponese,
di un giovane marinaio russo arrivato rocambolescamente nelle mani della Regina
Elena di Savoia. I due eventi sono: il terremoto di Messina, il più disastroso
evento naturale che abbia colpito l’Europa causando più di 120.000 morti e di
radere al suolo un intera città, e il cosiddetto “evento Tunguska” una non
meglio identificata esplosione avvenuta nell’immensa Siberia ad un'altitudine di 5–10 chilometri
dalla superficie terrestre, con una potenza stimata pari a circa a mille bombe
di Hiroshima messe insieme, capace di abbattere alberi per un raggio di circa
700km. Molto coinvolgente la prima parte dell’opera , con il viaggio di
formazione che compie il giovane e bel marinaio Alec tra le stive delle navi da
guerra dell’impero russo, luogo che il diavolo in persona invidia per la quantità e qualità delle atrocità qui
perpetrate. Ma dove proverà quella vera amicizia che solo ”una comunanza di sforzi e di intenti,
una solidarietà tra uguali” può permettere che si crei, tramite personaggi mai
banali e ricchi di sorprese e balalaike. Qui conoscerà la passione cieca e
travolgente verso la misteriosa e complessa Perla, un ammaliante agente segreto
al servizio di Sua Eccellenza lo Zar di tutte le Russie. Ma il vero
cambio di passo si ha quando il
nostro protagonista insieme all’amata spia, sbarca sul suolo siciliano dove si
concluderà sorprendentemente tutta l’avventura in un epilogo tragico ed
emozionante. Conoscerà questo strano
popolo, che lo sconvolge per la sua apparente rassegnazione e apatia ma che
imparerà a comprendere e a cui si sentirà pian piano sempre più vicino e legato
anche se pur sempre definendolo incomprensibile. Conoscerà una terra dove
determinate convenzioni religiose e sociali sono state impresse “senza troppa
convinzione, un tatuaggio leggero che ricopre a malapena le pulsioni pagane che
scorrono sottopelle”. Il bravo Ingegnere
Grasso fa compiere al giovane Alec un ritratto di questa Sicilia dei primi del
novecento che sembra essere una stampa di quella ritratta dal Verga e dal Tomasi di Lampedusa, dove i vinti
devono rimanere tali e qualunque tentativo ad affrancarsi da tale situazione si
scontri sulla Provvidenza ma ancor di più sulla determinata ostinazione della
classe dirigente a mantenere lo status quo, con un clero che asservito ai
potenti, aiuti a soggiogare la coscienza
più di quanto lo faccia il bastone del
capomafia. Un romanzo ricco, dove il fantastico dell’argomento
principale s’intreccia continuamente con eventi storici visti da interessanti
prospettive, in una delle epoche più instabili politicamente e socialmente
all’alba del primo conflitto mondiale, dove la mitologia greca tanto cara alla bella Perla come filo
conduttore porta all’interno dei segreti
e degli animi degli individui e dei ns vari Santi Patroni. Davvero un bel
romanzo.
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