"NON CREDERE A QUEL CHE DIPINGONO GLI OCCHI"
di FABIO ANGELINO
RUPE MUTEVOLE EDIZIONI
(recensione a cura di Sebastiano Tuccitto)
Un
racconto immediato, una storia che passa
velocemente e scorre in fretta, come
scorrono gli occhi attraverso queste pagine scritte con lucida semplicità che
poi è eleganza e nitidezza. La mente è tutto ciò ma è anche molto di più.
Lucida, elegante nell’elaborare, nitida nel mentire, è in essa che depositiamo
tutta la nostra storia, quella presente,
quella passata, quella sognata e quella non vissuta.
Giorgio non ha vissuto e, in parte, non per scelta.
Egli si è fidato di ciò che gli occhi della sua mente hanno voluto vedere e la
mente è anche protettrice, a suo modo, ed è come se edulcorasse, falsandola, la
realtà. Lui ha scelto semplicemente di lasciarsi dominare, assecondandone la volontà, senza accennare un
minimo segno di ribellione se non verso tutto ciò che stava fuori. La mente è un
sovrano spietato, direi, e se
considerato inarrivabile, irraggiungibile, può divenire carnefice. Eppure sta a pochi centimetri dal cuore, è a portata
di mano, quasi possiamo accarezzarla se ci
sfioriamo la fronte: allora perché
ignorarla? Allora perché negare quel
rapporto che poi è l’unico rapporto che davvero vale? Non parlarsi, non scrutarsi sono espedienti
che se da un lato evitano il confronto diretto con i mostri che soggiornano in
noi, dall’altro fanno si che questi mostri diventino parte di noi e
non più semplici passanti ma occupanti, abusivi. È da dentro che occorre iniziare, da un abbraccio
“quell’abbraccio che non si erano mai dati (…) E così fu. Il loro orgoglio
cadde a terra spezzandosi. Si strinsero, le lacrime di entrambi si mischiarono
con la pioggia e il veleno che si erano iniettati a vicenda per tutti quegli
anni trovò il giusto siero: l’amore”.
Abbracciarsi per ascoltarsi, per toccarsi, per capire che si è vivi quindi
destinati all’amore.
Giorgio inizia a vivere quando inizia ad amarsi.
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