giovedì 27 marzo 2014

"Sento la neve cadere" di Domenico Infante (Libri recensiti 2014/10)

"SENTO LA NEVE CADERE"
di DOMENICO INFANTE
SCRITTURA & SCRITTURE
(recensione a cura di Lucia Guglielmini)


“Sento la neve cadere” fece Zu’ Lillo seduto sull’uscio della sua casa, sentendo che quelli erano i suoi ultimi istanti di vita. La sua morte sugellava il carico di storie dalle sfumature leggendarie, custodite tra le Madonie a ridosso del piccolo borgo di Petralia Sottana; storie che traevano origine dal racconto di come egli stesso anni addietro avesse speso tutto il suo giovane entusiasmo per unirsi alla causa dei Mille di Garibaldi, le cui speranze, disilluse circa la riassegnazione terriera dopo la caduta del regime borbonico, lo portarono alla conseguente decisione di rifugiarsi tra le montagne fuori dal centro abitato, ma soprattutto lontano dalla terra che gli aveva dato i natali.
È quanto Zu’ Lillo raccontava a Salvatore Salvati, vero protagonista di questo romanzo, quando questi andava su tra le montagne a trovarlo. Salvatore non aveva altri beni fuorché le terre da coltivare e la sua famiglia; la sua era un’esistenza fatta di semplice quotidianità. Dalla moglie aveva avuto un unico figlio, Esilio, il cui nome sbagliato all’anagrafe, destò inizialmente la preoccupazione di un destino insito al nome.
In un contesto prettamente bucolico, negli anni in cui in Europa si preparava lo scempio dell’olocausto, le vicende di questa e altre famiglie si intrecciavano in una dimensione altra, quasi staccata, preservata dall’orrore delle leggi sulla razza. Ma era solo questione di tempo. Difatti, mentre Esilio e gli inseparabili amici Gaspare e Peppina si affacciavano alla vita adulta, d’improvviso la spensieratezza di quei giorni ebbe a tramutarsi in insospettabile dramma, segno che il male dei tempi si era insinuato sin nelle pieghe più remote del sistema. Una verità malcelata, l’affetto fraterno soffocato dall’ignorante prepotenza di un’uniforme e la vita di un’intera comunità sconvolta da un’indicibile violenza. Solo il tempo avrebbe alla fine alleviato il dolore di una ferita sempre viva.
Per acquistare il libro clicca QUI 

martedì 11 marzo 2014

"Macerie" di Claudio Piras Moreno (Libri recensiti 2014/9)

"MACERIE"
di CLAUDIO PIRAS MORENO
VANDA EPUBLISHING
(recensione a cura di Lucia Guglielmini)


Questa raccontata da Claudio Piras Moreno è la storia di Antro, un piccolo centro cancellato in una sola notte dalla furia della pioggia che ha causato la frana della montagna su di esso. Pochi i superstiti, tutti rifugiatisi nei paesi antistanti a quella montagna. Tra di essi uno, Antòni, si salva per miracolo grazie alla dedizione di Bernardina e Pietro il quale vede nel “dissepolto” la speranza di ristabilire finalmente un ponte col proprio passato ad Antro. Antòni infatti nel suo lento processo di guarigione rivela un dono che lo ha accompagnato dal momento del disastro: la capacità di dialogare con le anime di coloro i quali sono stati inghiottiti dalle macerie e attraverso i loro racconti perpetrare il ricordo di Antro. Storie struggenti a tratti al limite della realtà attraversate dal senso di colpa dell’essere stati causa di quella rovina e tutte difficilmente verificabili, dubitando per un momento in Antòni che le ha riportate a galla. Ed è proprio attraverso queste storie che Pietro si avvicina piano piano al suo passato, finchè finalmente lo ritrova mentre attraversa una nuova Antro ricostruita sin dalle fondamenta ma ancora disabitata. È nuova, più bella pur essendo sempre la stessa, quasi pronta a redimere quelle anime colpevoli e a riempire il vuoto di un oblio a cui mai si è rassegnata di precipitare.


domenica 2 marzo 2014

"Il Vangelo secondo Gesù Cristo" di Josè Saramago (Libri recensiti 2014/8)

"IL VANGELO SECONDO GESU' CRISTO"
di JOSE' SARAMAGO

FELTRINELLI
(recensione a cura di Sebastiano Tuccitto)


“I pensieri sono quelli che sono, ombre passeggere, e non sono buoni o cattivi in se stessi, contano soltanto le azioni.”
Chi conosce i pensieri di Dio? Qualche salmo li definisce profondi, preziosi, imperscrutabili, Saramago li vuole certamente coerenti alla natura del Dio da lui narrato.  Un Dio deontologicamente scorretto, che non si contraddice, ostinato, che porta a compimento il suo progetto con un susseguirsi di azioni più o meno discutibili, che si china verso le sue creature come su pedine di una scacchiera alle quali concede il libero arbitrio, a tatti descritto come suggerimento unico del demonio ma, in analisi finale, liquidato come frutto della debolezza umana, come mero tentativo di contrastare questo disegno. L’uomo in sintesi è capace di decidere ma non di operare, così il Cristo ha mantenuto inalterato il tratto umano, inchiodandolo alla croce, come approdo, come chiave d’accesso ad una salvezza immanente, concreta e gratuita, diversa da quella trascendentale proclamata dal Padre, voluta e acquistata, poi, a caro prezzo. Il figlio di Dio è uomo, ed è stato sconfitto dalla sua reale natura, impotente, incapace di cambiare il corso degli eventi, vinto dall’impossibilità di interferire e diventate parte del pensiero del Padre, subalterno, quindi, ma dotato di forte senso critico, pratico e di grande umanità, qualità che mancano ad un Dio indifferente, egocentrico, spietato, che non cambia obiettivo e pur di non rinnegare se stesso è disposto ad accogliere chi lo ha rinnegato.
“Dio non è un uomo da potersi smentire, non è un figlio dell'uomo da potersi pentire.” (Nm.23,19)
Ci consoli credere che Dio è Amore, solo così ogni mezzo trova giustificazione e l’intera storia della salvezza un significato; se il fine ultimo è quello di regnare con l’Amore che è il Figlio, nell’Amore che è il Padre ogni cammino diventa giusto, ogni strada percorribile.