di LUCA BURATTO
EDIZIONI CREATIVA
(recensione a cura di Federica Orsida)
Un ultimo incarico… Un’ultima nefandezza dopo una vita di assassinii… L’ultimo lavoro e poi lascerà che la vita che la vita scorra come meglio crede. Questo è ciò che pensa Rainer quando gli viene commissionato l’assassinio di un uomo, un politico corrotto. L’ultimo lavoro poi basta. Basta assassinii… Basta lavori su commissioni… Basta con quella vita. Basta con tutto.
Rainer sente che non sta facendo nulla di male, uccidendo per lo più politici corrotti e corruttibili, sente che sta solo liberando il mondo da una feccia che lo sta avvelenando, come a volersi pulire la coscienza pensando di agire per il bene comune, imponendo una giustizia in un mondo spesso ingiusto con i deboli e caritatevole con i forti.
E dopo quell’ultimo incarico, Rainer, sarà libero da ogni pressione economica, la cifra che gli offrono è alta e gli permetterà di vivere tranquillamente gli anni che gli restano.
Rainer si prepara all’incarico, saluta il suo più caro amico e gli dice che va fuori città per una breve vacanza.
Pianifica tutto nel dettaglio, ma qualcosa va storto e Rainer finisce in una trappola che lo costringe a fuggire come un animale braccato in cerca di vendetta contro coloro che lo hanno tradito.
La fuga e la disperata ricerca di una redenzione, lo portano a riflettere sul significato della vita, la stessa vita che lui stesso si è spesso arrogato il diritto di togliere agli altri.
“Il Campo di Miroslav” di Luca Buratto edito da Edizione Creativa è un libro che porta il lettore a una profonda riflessione di come la vita, tutta pianificata, può “saltare” nel giro di un attimo.
Il carnefice diventa vittima, tutto diviene il contrario di tutto e la disperata fuga di Rainer, porterà il lettore a meditare sulla natura umana così volubile, sulla ricerca di una redenzione che non sempre è possibile e di un perdono che non può arrivare.
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