di JOSE' SARAMAGO
FELTRINELLI
(recensione a cura di Sebastiano Tuccitto)
“I pensieri
sono quelli che sono, ombre passeggere, e non sono buoni o cattivi in se stessi,
contano soltanto le azioni.”
Chi conosce i pensieri di Dio? Qualche salmo li definisce profondi, preziosi, imperscrutabili, Saramago li vuole certamente coerenti alla natura del Dio da lui narrato. Un Dio deontologicamente scorretto, che non si contraddice, ostinato, che porta a compimento il suo progetto con un susseguirsi di azioni più o meno discutibili, che si china verso le sue creature come su pedine di una scacchiera alle quali concede il libero arbitrio, a tatti descritto come suggerimento unico del demonio ma, in analisi finale, liquidato come frutto della debolezza umana, come mero tentativo di contrastare questo disegno. L’uomo in sintesi è capace di decidere ma non di operare, così il Cristo ha mantenuto inalterato il tratto umano, inchiodandolo alla croce, come approdo, come chiave d’accesso ad una salvezza immanente, concreta e gratuita, diversa da quella trascendentale proclamata dal Padre, voluta e acquistata, poi, a caro prezzo. Il figlio di Dio è uomo, ed è stato sconfitto dalla sua reale natura, impotente, incapace di cambiare il corso degli eventi, vinto dall’impossibilità di interferire e diventate parte del pensiero del Padre, subalterno, quindi, ma dotato di forte senso critico, pratico e di grande umanità, qualità che mancano ad un Dio indifferente, egocentrico, spietato, che non cambia obiettivo e pur di non rinnegare se stesso è disposto ad accogliere chi lo ha rinnegato.
“Dio non è un uomo da potersi smentire, non è un figlio dell'uomo da potersi pentire.” (Nm.23,19)
Ci consoli credere che Dio è Amore, solo così ogni mezzo trova giustificazione e l’intera storia della salvezza un significato; se il fine ultimo è quello di regnare con l’Amore che è il Figlio, nell’Amore che è il Padre ogni cammino diventa giusto, ogni strada percorribile.
Chi conosce i pensieri di Dio? Qualche salmo li definisce profondi, preziosi, imperscrutabili, Saramago li vuole certamente coerenti alla natura del Dio da lui narrato. Un Dio deontologicamente scorretto, che non si contraddice, ostinato, che porta a compimento il suo progetto con un susseguirsi di azioni più o meno discutibili, che si china verso le sue creature come su pedine di una scacchiera alle quali concede il libero arbitrio, a tatti descritto come suggerimento unico del demonio ma, in analisi finale, liquidato come frutto della debolezza umana, come mero tentativo di contrastare questo disegno. L’uomo in sintesi è capace di decidere ma non di operare, così il Cristo ha mantenuto inalterato il tratto umano, inchiodandolo alla croce, come approdo, come chiave d’accesso ad una salvezza immanente, concreta e gratuita, diversa da quella trascendentale proclamata dal Padre, voluta e acquistata, poi, a caro prezzo. Il figlio di Dio è uomo, ed è stato sconfitto dalla sua reale natura, impotente, incapace di cambiare il corso degli eventi, vinto dall’impossibilità di interferire e diventate parte del pensiero del Padre, subalterno, quindi, ma dotato di forte senso critico, pratico e di grande umanità, qualità che mancano ad un Dio indifferente, egocentrico, spietato, che non cambia obiettivo e pur di non rinnegare se stesso è disposto ad accogliere chi lo ha rinnegato.
“Dio non è un uomo da potersi smentire, non è un figlio dell'uomo da potersi pentire.” (Nm.23,19)
Ci consoli credere che Dio è Amore, solo così ogni mezzo trova giustificazione e l’intera storia della salvezza un significato; se il fine ultimo è quello di regnare con l’Amore che è il Figlio, nell’Amore che è il Padre ogni cammino diventa giusto, ogni strada percorribile.
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