di FRANCESCO TENUCCI
EDIZIONI LEUCOTEA
(recensione a cura di Rosaria Andrisani)
La Natura, in tutta la sua spontaneità, si rivela
nel libro di Francesco Tenucci, “Tutti
mi dicon Maremma. Storie maledette di Nello di Brancaleta” (Edizioni
Leucotea) e ci rivela la bellezza secolare di Aiace, un luogo incantato della
Maremma, dove si respira il profumo delle cose autentiche e i suoi abitanti
vivono in simbiosi con l’ambiente che li circonda.
L’autore racconta le vicende di gente semplice, in costante dialogo con la Natura e legata profondamente alla tradizione di Aiace, una terra leggendaria, il cui passato viaggia sul filo della memoria storica e quello della fantasia. Nello di Brancaleta è il personaggio che scruta tutto ciò che anima questo luogo della Maremma, condivide le disavventure dei suoi abitanti, pescatori, cacciatori, carpentieri; dialoga con il curato don Giglio e contempla la natura, in ogni sua forma e colore. La storia ha il tono della favola, ma narra la realtà di una terra che non si è fatta coinvolgere dalla modernità frenetica; la sua gente ha preferito rimanere ferma nelle sue certezze, trasmesse dalle passate generazioni e consapevole che la verità risiede nelle radici di Aiace e nelle sue mura medioevali.
Ogni racconto, ricco di precise descrizioni, è caratterizzato da un linguaggio che si adatta bene al contesto, che, per questo, è sia elegante sia semplice e quotidiano; la lettura del libro è fluente e coinvolge in modo immediato. Francesco Tenucci, maremmano, quindi partecipe della scrittura del romanzo in prima persona, narra la storia con un grande e sincero amore verso la sua terra. “All’aperto, il sole brillava sereno, l’aria limpida profumava e gli uccellini cinguettavano nelle pause di caccia alle farfalle che trascoloravano per ogni dove. Insomma, traboccavano gli elementi bucolici che fanno la gioia di ogni poeta estemporaneo e non” scrive l’autore e, davanti ai nostri occhi, prende forma l’intera vicenda di Aiace e di tutto ciò che ha reso questo posto leggendario e unico.
L’autore racconta le vicende di gente semplice, in costante dialogo con la Natura e legata profondamente alla tradizione di Aiace, una terra leggendaria, il cui passato viaggia sul filo della memoria storica e quello della fantasia. Nello di Brancaleta è il personaggio che scruta tutto ciò che anima questo luogo della Maremma, condivide le disavventure dei suoi abitanti, pescatori, cacciatori, carpentieri; dialoga con il curato don Giglio e contempla la natura, in ogni sua forma e colore. La storia ha il tono della favola, ma narra la realtà di una terra che non si è fatta coinvolgere dalla modernità frenetica; la sua gente ha preferito rimanere ferma nelle sue certezze, trasmesse dalle passate generazioni e consapevole che la verità risiede nelle radici di Aiace e nelle sue mura medioevali.
Ogni racconto, ricco di precise descrizioni, è caratterizzato da un linguaggio che si adatta bene al contesto, che, per questo, è sia elegante sia semplice e quotidiano; la lettura del libro è fluente e coinvolge in modo immediato. Francesco Tenucci, maremmano, quindi partecipe della scrittura del romanzo in prima persona, narra la storia con un grande e sincero amore verso la sua terra. “All’aperto, il sole brillava sereno, l’aria limpida profumava e gli uccellini cinguettavano nelle pause di caccia alle farfalle che trascoloravano per ogni dove. Insomma, traboccavano gli elementi bucolici che fanno la gioia di ogni poeta estemporaneo e non” scrive l’autore e, davanti ai nostri occhi, prende forma l’intera vicenda di Aiace e di tutto ciò che ha reso questo posto leggendario e unico.
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