sabato 19 ottobre 2013

"Condannato a vivere" di Nicola Favaretto (Libri recensiti 2013/19)

"CONDANNATO A VIVERE"
di NICOLA FAVARETTO
LOQUENDO EDITRICE
(recensione a cura di Federica Orsida)
Cosa succede quando la morte si porta via delle persone fondamentali per te, e poi ti scansa?
Cosa succede quando la tua vita, prende una svolta tragica, sembra che non ci sia via d’uscita e tu ti senti impotente e fallito?
Il libro “Condannato a Vivere” di Nicola Favaretto, edito da Loquendo Edizioni, racconta la Storia di “Nessuno”.
Tutta la storia si svolge negli anni settanta, dove non vigeva il finto perbenismo dei nostri giorni e dove le regole e certe cose erano ancora sconosciute.
Una vita fatta di stenti, segnata dalla tragica morte dei genitori e da un destino che sembra farsi beffe di lui.
Il protagonista, che pur narrando la storia in prima persona, resterà senza nome per tutto il libro, cerca, dopo un’infanzia infelice  e una dipendenza dal cibo, un riscatto emotivo e sociale, qualcosa che possa permettergli di dire a tutti quelli che non hanno mai creduto in lui: “Avete visto, brutti stronzi? Ce l’ho fatta!”
Obbligato dalle sorelle più grandi a entrare in seminario e frequentare lì le scuole medie, uscirà tre anni dopo con una passione, inculcata da Don Franco, per la chitarra. Già amante di musica Metal e non solo, attraverso la chitarra e le note delle sue corde, “Nessuno”, trova il modo di placare il demone che si porta dentro o, forse, lo sfama ancora di più camuffandolo in passione.
Forma una band: i “Quicksilver”, con la quale tenta la scalata verso il successo.
La strada, ovviamente, è lastricata di ostacoli e delusioni, che formano e temprano “Nessuno” rendendolo via via più folle e sempre meno apprezzato dai membri della band.
Tra truffe discografiche, una profonda delusione d’amore e lo scontento dei compagni che vanno allontanandosi sempre di più, “Nessuno”, non si rende conto del grave problema che dilania e succhia via la sua vita: l’alcool.
Spettatore inerme del lento spegnersi del padre per via del bere, “Nessuno” non capisce che ha il suo stesso problema e non si rende conto della sua dipendenza. Bere è un gesto automatico, compiuto con la stessa naturalezza dello andare in bagno. Un gesto di cui, spesso, non si rende conto ed esegue con celata noncuranza. Bere pare sia l’unica cosa che gli dia la forza per affrontare il palcoscenico  e che stordisce il sordo dolore che si porta appresso.
E mentre il sogno dei “Quicksilver” si accende e si consuma con la lentezza di una candela, “Nessuno”, dovrà fare i conti con la sua coscienza e con la morte che lo scansa di continuo.
Una specie di gioco perverso lo vedrà assistere, spettatore impotente, alla morte delle persone che ama e il demone interno si ciberà sempre più di quel dolore, fino a portarlo alla perdizione.
“Condannato a Vivere” racconta, con appassionata intensità, il sogno di un giovane artista che dovrà scontrarsi con la dura realtà, ovvero: i sogni hanno un prezzo e lo bramano con la stessa intensità con cui ti brama un’amante vogliosa.
L’abilità di Nicola Favaretto è di raccontare una storia, un po’ tragica e drammatica con dovizia di particolari, rendendo la lettura scorrevole, ma mai pensante per il fortunato lettore che si ritroverà questo libro tra le mani.
Il lettore potrà vivere un’esperienza unica e impagabile: entrare nella testa di “Nessuno” vivendone emozioni e paure, con sincero trasporto e una sensazione unica di immedesimazione.
Arrivando a chiedersi quanto costi un sogno e se il prezzo da pagare, pur di realizzarlo, non sia a volte troppo alto. Mettendo a rischio non solo la propria salute mentale e fisica, ma spesso e volentieri anche l’anima stessa, che si perde nella illusione coltivata dalle luci fasulle di un palco e da un’eco di un applauso che una volta era grande.
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