venerdì 10 gennaio 2014

"L'imprevedibile viaggio di Harold Fry" di Joyce Rachel (Libri recensiti 2014/1)

"L'IMPREVEDIBILE VIAGGIO DI HAROLD FRY"
di JOYCE RACHEL
SPERLING & KUPFER
(recensione a cura di Costantino Rabiolo)

Harold Fry è un pensionato inglese, un uomo di una certa età, che vive la sua prevedibile e piatta esistenza con la moglie Maureen nel sud dell’Inghilterra. Il loro matrimonio viene descritto come lo stereotipo di quei rapporti logorati dal silenzio dove “non si ha più nulla da dire”, dove il ricordo di ciò che un giorno fu quel matrimonio e quella famiglia non fa che aumentare le distanze e il rancore.
Ma come solitamente apprende, a proprie spese, chi cammina su questa terra, la vita è imprevedibile. E così un giorno in casa Fry arriva la lettera di Queenie, forse l’unica vera amica che abbia mai avuto Harold e di cui non ha più notizie da diversi anni. La vecchia amica lo informa che sta morendo di cancro in un ospedale a mille chilometri di distanza.
Tra le lacrime causate dal pensiero dell’amica morente e il rimorso di non averla cercata per anni, decide di scriverle subito un biglietto di circostanza e di andare immediatamente a spedirlo, per farlo arrivare il più presto possibile. Ma davanti alla prima buca delle lettere decide che a Queenie deve qualcosa di ben più importante del biglietto che ha scritto per lei, così importante che incomincia il suo viaggio a piedi, che durerà 87 giorni, per raggiungere l’amica.
Sorprendente, a mio parere, la quantità di valori e di sentimenti che riesce a toccare, con diversi registri emotivi, in questo bellissimo romanzo, l’autrice inglese Rachel Joyce. Non è una favola perbenista tutto zucchero e miele, ricca di motti e metodi infallibili per l’uomo modello del ventunesimo secolo, buon padre, ottimo marito, infaticabile lavoratore, grande e sincero amico. Anzi, Harold Fly vive tutte quelle paure che un padre responsabile vive, commette gli errori che ci ripromettiamo di non commettere con nostra moglie e dimentica gli amici come capita spesso a chiunque.
Questo romanzo, come quei romanzi che fanno del viaggio il filo conduttore, è una scoperta principalmente di se stessi ma anche della visione che abbiamo degli altri e del mondo in generale, e lo fa attraverso il mondo che tutti abbiamo davanti ma che spesso e volentieri siamo troppo presi dal nostro io per poter notare la sua ricchezza. Harold parla un linguaggio semplice, ascolta tanto, si stupisce e si commuove delle storie di chi incontra. Harold non rivolge preghiere a Dio, non gli parla e non fa esplicito riferimento ad alcuna spiritualità eppure lui ha fede ed il suo è un cammino di salvezza per la sua amica, per lui e per il suo mondo affettivo.
E’ così ricco di emozioni che sfido chiunque a non trovarsi coinvolto nella lettura di questo stupendo romanzo, che tramite l’ironia e il dramma della quotidianità moderna, ci parla di noi e delle nostre vite.

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