"L'IMPREVEDIBILE VIAGGIO DI HAROLD FRY"
di JOYCE RACHEL
SPERLING & KUPFER
(recensione a cura di Costantino Rabiolo)
Harold
Fry è un pensionato inglese, un uomo di una certa età, che vive la sua
prevedibile e piatta esistenza con la moglie Maureen nel sud dell’Inghilterra.
Il loro matrimonio viene descritto come lo stereotipo di quei rapporti
logorati dal silenzio dove “non si ha più nulla da dire”, dove il ricordo di
ciò che un giorno fu quel matrimonio e quella famiglia non fa che aumentare le
distanze e il rancore.
Ma come solitamente apprende, a proprie spese, chi cammina su questa terra, la
vita è imprevedibile. E così un giorno in casa Fry arriva la lettera di
Queenie, forse l’unica vera amica che abbia mai avuto Harold e di cui non ha
più notizie da diversi anni. La vecchia amica lo informa che sta morendo di
cancro in un ospedale a mille chilometri di distanza.
Tra le lacrime causate dal pensiero dell’amica morente e il rimorso di non
averla cercata per anni, decide di scriverle subito un biglietto di circostanza
e di andare immediatamente a spedirlo, per farlo arrivare il più presto
possibile. Ma davanti alla prima buca delle lettere decide che a Queenie deve
qualcosa di ben più importante del biglietto che ha scritto per lei, così
importante che incomincia il suo viaggio a piedi, che durerà 87 giorni, per
raggiungere l’amica.
Sorprendente, a mio parere, la quantità di valori e di sentimenti che riesce a
toccare, con diversi registri emotivi, in questo bellissimo romanzo, l’autrice
inglese Rachel Joyce. Non è una favola perbenista tutto zucchero e miele, ricca
di motti e metodi infallibili per l’uomo modello del ventunesimo secolo, buon
padre, ottimo marito, infaticabile lavoratore, grande e sincero amico. Anzi,
Harold Fly vive tutte quelle paure che un padre responsabile vive, commette gli
errori che ci ripromettiamo di non commettere con nostra moglie e dimentica gli
amici come capita spesso a chiunque.
Questo romanzo, come quei romanzi che fanno del viaggio il filo conduttore, è
una scoperta principalmente di se stessi ma anche della visione che abbiamo
degli altri e del mondo in generale, e lo fa attraverso il mondo che tutti
abbiamo davanti ma che spesso e volentieri siamo troppo presi dal nostro io per
poter notare la sua ricchezza. Harold parla un linguaggio semplice, ascolta
tanto, si stupisce e si commuove delle storie di chi incontra. Harold non
rivolge preghiere a Dio, non gli parla e non fa esplicito riferimento ad alcuna
spiritualità eppure lui ha fede ed il suo è un cammino di salvezza per la sua
amica, per lui e per il suo mondo affettivo.
E’ così ricco di emozioni che sfido chiunque a non trovarsi coinvolto nella
lettura di questo stupendo romanzo, che tramite l’ironia e il dramma della
quotidianità moderna, ci parla di noi e delle nostre vite.
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