di ALEX CANTARELLI
EDIZIONI ENSEMBLE
(recensione a cura di Sebastiano Tuccitto)
È solito rileggere il passato, sfogliarlo come pagine, per
tentare di trovare una soluzione ad un male, ad una questione, la storia è per
eccellenza consigliera e maestra; essa, però, è fatta di tempi egualmente
importanti anche se diversi per natura: il passato e il presente sono la
certezza, il futuro equivale al dubbio, e chi ha così tanto coraggio da
affidarsi al dubbio? Il dubbio esige silenzio, ascolto, capacità di
comprensione, presenza, richiede qualità a tratti assenti in una realtà che
punta solo al controllo totale di tutto.
“2142” non è un viaggio nel futuro ma semplicemente un’analisi del presente visto già come passato dal quale attingere istantaneamente perché non si evolva nel futuro descritto, fatto di insediamenti urbani difficili da immaginare, complessi, di stagioni virtuali, di vite programmate, congelate, trasferite, di sicurezza, tutti elementi certi che, però, vacillano se messi in relazione con l’incertezza che “…è la molla dell’umanità. Se la eliminiamo, eliminiamo l’uomo”.
L’incertezza è “linfa” e viene trattata in questi otto racconti come parte essenziale della vita ma secondo una nuova logica, un nuovo ordine: non più come condizione da abbandonare ma come fine da perseguire. Nell’incertezza c’è l’uomo perché l’uomo è incertezza per sua natura, man mano che si allontana da essa l’uomo perde identità, perde se stesso.
Riprendere il controllo è ancora possibile. Riallacciare la connessione e il dialogo con noi stessi è fattibile, occorre tacere e ascoltarsi “parlare significa annullare. Ascoltare invece, questo si che ci rende una presenza. In fondo il silenzio è l’unico dialogo”.
Essere presenza, seppur incerta, è l’unica certezza.
Per acquistare il libro clicca QUI
“2142” non è un viaggio nel futuro ma semplicemente un’analisi del presente visto già come passato dal quale attingere istantaneamente perché non si evolva nel futuro descritto, fatto di insediamenti urbani difficili da immaginare, complessi, di stagioni virtuali, di vite programmate, congelate, trasferite, di sicurezza, tutti elementi certi che, però, vacillano se messi in relazione con l’incertezza che “…è la molla dell’umanità. Se la eliminiamo, eliminiamo l’uomo”.
L’incertezza è “linfa” e viene trattata in questi otto racconti come parte essenziale della vita ma secondo una nuova logica, un nuovo ordine: non più come condizione da abbandonare ma come fine da perseguire. Nell’incertezza c’è l’uomo perché l’uomo è incertezza per sua natura, man mano che si allontana da essa l’uomo perde identità, perde se stesso.
Riprendere il controllo è ancora possibile. Riallacciare la connessione e il dialogo con noi stessi è fattibile, occorre tacere e ascoltarsi “parlare significa annullare. Ascoltare invece, questo si che ci rende una presenza. In fondo il silenzio è l’unico dialogo”.
Essere presenza, seppur incerta, è l’unica certezza.
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