lunedì 11 maggio 2015

"L'avventurosa storia dell'uzbeko muto" di Luis Sepùlveda (Libri recensiti 2015/6)

"L'AVVENTUROSA STORIA DELL'UZBEKO MUTO"

DI LUIS SEPÙLVEDA
GUANDA 
(recensione a cura di Costantino Rabiolo)


Nove racconti per descrivere un’epopea durata una giovinezza. Il racconto di una generazione idealista e sognatrice, ricca di sentimenti e passioni voraci, ideali professati con rigore e passione, una immensa voglia di vivere il presente e di costruire un futuro. Una gioventù comunista/socialista quella cilena e sudamericana in generale, che a cavallo tra gli anni 60 e i 70 crede nella possibilità della realizzazione di quegli ideali grazie a quel sogno portato avanti e personificati da mitici guerriglieri o da politici appassionati.

Conoscendo la vita di Sepúlveda, risulta difficile non immaginarselo ragazzo nei panni dei diversi protagonisti di questi racconti, e chissà quanti di questi racconti non abbiano radici autobiografiche. Come non dare i suoi occhi al peruviano che pur di tornare a Mosca si traveste da contadino uzbeko muto. Come non dare il suo volto al rivoluzionario socialista che trasforma una rapina in banca in un esproprio proletario intrattenendo i suoi ostaggi con chitarra e capello biondo platino. Come non immaginarselo tra quel Gruppo di Amici Personali del Presidente Companero Allende, mentre rincorre per le strade di Santiago il condor regalato al Líder Máximo a bordo di una Fiat 125. Come non rivederlo nel travagliato Camilo che dopo aver trovato rifugio, lavoro e famiglia in Svezia, decide di lasciar tutto per andare ad aiutare i ribelli sandinisti in Nicaragua, perché “lo deve alla sua terra”. 

Lo scrittore cileno ci offre tramite questo romanzo in storie la sua gioventù e quella di un continente, quello sudamericano, ricca di passione e sogni che vide naufragare nel sangue dei diversi regimi dittatoriali che si instaurarono da lì a breve. Ma nonostante questo rimase quella generazione che condivise “il bel sogno di essere giovani senza chiedere il permesso”.

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