venerdì 9 agosto 2013

Intervista allo scrittore Massimiliano Scuriatti (Inteviste 2013/3)

INTERVISTA ALLO SCRITTORE MASSIMILIANO SCURIATTI
(intervista a cura di Matteo Pugliares)


Oggi siamo in compagnia di Massimiliano Scuriatti, autore di “Mico è tornato coi baffi” pubblicato dalla casa editrice Bietti.
Ciao Massimiliano, benvenuto nel nostro blog. Ti va di presentarti ai nostri lettori?
Certamente. Sono nato ad Augusta, cittadina della costa orientale della Sicilia, dove ho vissuto fino al giorno in cui, poco più che diciottenne, ho deciso di “emigrare” al nord, prima a Torino, poi a Bologna, per tentare di dare un senso alla mia vita e alla mia passione per la scrittura. A parte la laurea al DAMS di Bologna e svariati corsi e workshop, il mio interesse era quello di entrare in contatto con il mondo vero del teatro, di avvicinare drammaturghi, registi e autori affermati, musicisti, cineasti. Ho sempre avuto un certo talento – se così possiamo dire – nell'inserirmi negli ambienti che più mi interessano, ed è in questo modo che sono riuscito a entrare in contatto con i “dietro le quinte” delle realtà artistiche e culturali di quegli anni. Oltre la teoria, sentivo necessario costruirmi un’esperienza sul campo. In seguito, ho avuto modo di lavorare per alcuni anni per la tv, dove ho scoperto di avere una certa propensione per il genere comico, e dove ho capito, almeno nel mio caso, che in certo qual modo è la storia che si vuole raccontare a suggerire le modalità stilistiche in cui sarebbe giusto farlo. Mentre lavoravo per la tv, a contatto con studi, comici e presentatori, cercavo di affinare le mie doti di scrittore di altro tipo, nell'attesa di propormi al pubblico con altri progetti che mi stavano particolarmente a cuore, uno dei quali è senza dubbio il mio primo romanzo.
Abbiamo tra le mani il tuo libro “Mico è tornato coi Baffi”. Ce ne parli?
Mico è tornato coi baffi è il mio primo lavoro di narrativa. Si tratta di un romanzo breve, o racconto lungo – volendo classificarlo. Si ambienta nella Sicilia della provincia siracusana, durante gli anni della Grande Guerra. Protagonista è un giovane storpio – uno sciancato lo definisco più volte – il quale, proprio per la sua menomazione, viene esonerato dal partire per il fronte, limitandosi ad accompagnare il suo amico di infanzia – Mico, appunto – che, viceversa, è stato arruolato nonché spedito in una qualche sperduta trincea. È, in breve, la storia di un'amicizia brutalmente interrotta dal conflitto mondiale, una riflessione sulla insensatezza della guerra e, soprattutto, sulla difficoltà di accettare i cambiamenti che la vita ci impone. Quando Mico torna dalla guerra, il nostro protagonista – che non ha nome – stenta a riconoscerlo, non solo per i baffi che il compagno di infanzia si è fatto crescere, elemento che denota un evidente cambiamento a livello fisico; non lo riconosce per certi, inediti risvolti psicologici e di atteggiamento che il nostro, tuttavia, non intende accettare. La guerra di certo cambia le persone; più di tutto, però, è la vita stessa che può cambiarci irrimediabilmente, quando non siamo più in grado di controllarne l’impeto doloroso e inaspettato con cui ci travolge. Ed è proprio questo che il mio protagonista rifiuta, non perché non abbia la curiosità e la voglia di progredire, ma perché sa che i suoi cambiamenti, per l’intera sua esistenza, si muoveranno alla stessa velocità di un uomo che deambula su delle stampelle di legno. Per chiudere, è una storia sul senso della vita, ovviamente dal punto di vista dell’eroe, intrisa di pensieri e di azione e colpi di scena dal “sapore cinematografico” (riporto un commento ricorrente da parte di molti miei lettori).
Come e quando è nata la tua passione per la scrittura?
Dai miei ricordi e dai racconti dei miei, prima della scrittura la mia iniziale passione è stata quella di raccontare delle storie, diciamo così, oralmente. Ho sempre avuto una fervida immaginazione e, a quanto pare, era così evidente da avere spesso rischiato di passare per un bambino che si inventava le cose di sana pianta. La mia passione per la scrittura è poi passata attraverso la passione per la lettura. È la lettura dei primi libri a misura di bimbo che mi ha dato la possibilità di capire che anch’io avrei potuto trasferire sulla carta le mie storie, fino ad allora raccontate a voce. Ho iniziato così e non mai più smesso. E credo anche che non smetterei nemmeno se decidessi di fare un lavoro del tutto diverso.
Progetti di “scrittura” per il futuro? C’è un altro libro in dirittura d’arrivo?
Entro la fine del 2013 è prevista l’uscita di un mio corposo saggio su Totò, mentre il nuovo romanzo uscirà nel 2014. Un altro progetto editoriale, di cui sono in questo caso curatore, vedrà anch’esso la luce l’anno prossimo, ma di quest’ultimo ne potremo parlare in modo più approfondito tra un po’. Sto inoltre lavorando sull’allestimento di un dramma teatrale in due atti, da me ideato e scritto.
Sempre a proposito di scrittura, quali generi preferisci? E quali autori?
Mi riesce più facile rivelare i generi che non preferisco: il fantasy, l’horror, la fantascienza sono generi che mi interessano meno, mentre, in generale, sono attratto dalle storie in cui entrano in ballo i rapporti umani nei rispettivi contesti storici. Ciò non significa che rigetti la dimensione fantastica di certi romanzi, come ad esempio in alcuni di Calvino o di molta letteratura sudamericana… In quest’ultimo caso, La casa degli spiriti della Allende non sarebbe stato il gran romanzo che è, senza quell’incontro tra le reali e terribili vicende cilene, fino al golpe di Pinochet, e l’elemento sovrannaturale di certi suoi personaggi. Per ciò che riguarda i miei autori preferiti, la lista sarebbe davvero lunga. Da siciliano, non posso non amare i nostri planetari Pirandello, Verga, Capuana, Bufalino, Fava Consolo, Sciascia e così via. Amo particolarmente la letteratura russa, a partire da Dostoevskij; e poi Céline, Camus, Pasolini. Di tanto in tanto rileggo Achille Campanile, che ritengo uno dei più grandi autori italiani. Come ho detto, la lista sarebbe lunga. In linea di massima, il mio obiettivo è da sempre quello di leggere il più alto numero possibile dei grandi libri dell’umanità.
Per gli autori non è sempre facile trovare degli editori che fanno bene il loro lavoro. Ci parli del tuo rapporto con la casa editrice Bietti?
Posso riassumere il mio rapporto con Bietti in una sola parola: ottimo. Come ho già avuto modo di dire in altre occasioni simili, mi ritengo davvero fortunato. Dalla mia prospettiva, il mio compito è quello di scrivere al meglio delle mie possibilità; tuttavia, ciò può avvenire anche grazie alla certezza di avere alle spalle un editore che ti sostiene, credendo in ciò che hai da dire e nel modo in cui desideri esprimerlo. Un editore che si mostri realmente interessato a crescere con te e, al tempo stesso, farti crescere; interessato ai tuoi nuovi progetti, ad ascoltare e valutare insieme all’autore nuove idee. Un editore di cui fidarsi ciecamente. Io dico di averlo trovato in Bietti. So che può sembrare ovvio ma, credetemi, non lo è affatto.
Al di là della scrittura, hai altri progetti per il futuro?
I miei progetti degli ultimi anni hanno quasi del tutto ruotato attorno alla scrittura, quindi, se la situazione economica italiana e internazionale non ci obbligherà a cambiare rotta professionale, i miei progetti futuri avranno ancora a che fare con le mie competenze. Al di fuori di questo ambito, anche se non del tutto, sto cercando di riappropriarmi della musica, altra mia passione del passato, accantonata per un po’ ma mai del tutto abbandonata. Ho per anni studiato violoncello e canto. Come cantante, sto adesso riorganizzandomi con alcuni bravissimi musicisti per realizzare un progetto musicale che ho in cantiere da alcuni anni. Vedremo. Di certo non prevedo di partecipare ad un qualche talent-show televisivo.
Infine, un tuo augurio al nostro blog I Libri di Morfeo…
Oltre a ringraziarvi per avermi invitato a questa piacevole chiacchierata, e complimentarmi con voi per il prezioso lavoro che svolgete a favore degli scrittore e dei lettori, il mio augurio è quello di proseguire con questa vostra importante “missione”. Vi auguro che il vostro blog possa divenire, giorno dopo giorno, il punto fermo e imprescindibile per tutti coloro che vogliono conoscere, confrontarsi, scoprire nuove pagine e nuovi autori. Se è vero che oggi in Italia vi sono più scrittori che lettori, che il vostro blog sia allora un ottimo punto di partenza per capire da che parte stare. Continuate così.



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